
- Storia: Greg Pak
- Disegni: Adam Gorham, Raffaele Ienco
- Data di uscita: 20 luglio 2025
- Pagine: 112
- Contiene: Darth Vader (2020) #33/36, Darth Vader (2015) #3
di Fiorenzo Delle Rupi
Riassunto delle puntate precedenti (e sono parecchie!). La Marvel ha finora dedicato tre serie al villain per eccellenza di Star Wars: la prima, quella sceneggiata da Kieron Gillen e partita proprio in occasione del ritorno del franchise nella scuderia Marvel, fa “da ponte” tra Episodio IV ed Episodio V e racconta di come Vader, considerato poco più di un reietto dopo il fiasco di Yavin e la distruzione della Morte Nera, deve ricostruire lentamente e inesorabilmente la sua base di potere. Poi è toccato a Charles Soule, che ha invece riportato indietro le lancette dell’orologio, raccontandoci i primi giorni di Vader come Signore dei Sith, dopo gli eventi di Episodio III. Due cicli molto diversi, il primo con un Vader freddo, calcolatore e misterioso, il secondo con un Vader ancora furibondo, incontrollato e preda degli eventi e delle tragedie che lo hanno segnato, ma con una caratteristica essenziale che li accomuna, e cioè un’unità di narrazione molto compatta e coesa.

Arriva poi Greg Pak, che riceve il testimone e che ha il compito di coprire il terzo segmento narrativo, quello tra Episodio V ed Episodio VI. L’intervallo che separa le due pellicole è un periodo molto interessante per il personaggio: dopo avere fatto la sua offerta di alleanza al figlio Luke su Cloud City ed essersi visto ripudiare, è un Vader più pensoso e crepuscolare, che inizia a essere scosso da dubbi e dal risveglio, se non del lato chiaro, quanto meno da barlumi di inquietudine. In teoria, il compito di Pak sarebbe quindi abbastanza semplice: concentrarsi ed elaborare questo ‘lento risveglio’ della luce in Vader in modo da portarlo a giusto compimento in previsione del riscatto finale che tutti conosciamo.
È per questo motivo che il ‘manifesto programmatico’ di Pak all’inizio della serie ha fatto inarcare qualche sopracciglio. “Tutto vale”, è stata la sua dichiarazione. Nel senso che la sua intenzione (poi attuata nei fatti) era quella di attingere a qualsiasi personaggio, situazione, evento ed epoca per coinvolgerli nelle sue trame. Quindi al tradizionale e canonico conflitto tra Impero e Ribellione, in procinto di giungere al suo culmine, sulle pagine della serie sono sfilati, in ordine sparso gli amici d’infanzia di Anakin, le ancelle di Padmé, le oscure trame di Exegol, i reperti e gli eventi dell’Alta Repubblica, una rivolta di droidi in preda a un virus su scala galattica, le trame di Qi’ra e dell’Alba Cremisi direttamente da Solo: A Star Wars Story e sicuramente molti altri elementi che mi sfuggono.

Ora, se da un lato il gioco può essere divertente per gli appassionati più completisti ed entro certi limiti rafforza la sensazione di continuity e di compattezza dell’universo in cui ci si muove, dall’altro, un abuso di questa tecnica porta alla perdita di quell’elegante e decisa compattezza narrativa che aveva caratterizzato le serie precedenti. Tra una crisi politica e uno scontro mistico e l’altro, sembra quasi che il climax de Il Ritorno dello Jedi, a cui la storia dovrebbe portare seguendo un crescendo, sia solo un incidente di percorso in mezzo a tante altre vicende anche più tumultuose e mirabolanti. Il che è un peccato.
Nel volume in questione, e qui giungiamo finalmente al dunque, a tenere banco è l’ennesima “deviazione di percorso”: un cataclisma nella Forza provocato dalla riattivazione di un vecchio reperto ha sconvolto le percezioni e il controllo di tutti i fruitori della Forza, Vader in primis, che dopo avere seminato danni a profusione all’interno dello stesso Impero, è costretto a “isolarsi” e ad agire senza quei poteri che fanno di lui una minaccia formidabile. L’idea non è del tutto improvvida, in quanto sarebbe una buona occasione per dimostrare che la vera pericolosità di Vader sta nella sua mente e nella sua pianificazione, e per vedere come se la cava il Signore Oscuro privato di ciò che fa di lui ciò che è, ma il tutto è gestito (non a caso?) come un’avventura supereroistica di stampo Marvelliano: perdita di poteri, problematiche relative all’uso/non-uso dei suddetti, ricerca di alternative per continuare a ‘kick ass’ in combattimento e così via.

In verità, qua e là qualche traccia di una sottotrama portante che dovrebbe remare nella direzione giusta affiorano: la temporanea e precarissima alleanza tra Vader e l’ancella/sosia di Padmé, Sabé, costringe comunque Vader ad agire sotto gli occhi di un duplicato quasi perfetto della moglie, cosa che deve sicuramente suscitare in lui sensazioni che credeva sopite da tempo. Allo stesso tempo, il ‘guinzaglio’ di Palpatine si fa sempre più stretto e l’Imperatore tratta il suo apprendista in modo sempre più crudele e feroce, cosa che senza dubbio darà qualche spinta in più al moto di ribellione finale. Peccato che appunto, questi temi, che varrebbe la pena porre in primo piano, lottino per trovare spazio in mezzo a una sarabanda di vicende di ogni genere e ne escano inevitabilmente diluite.
I fan del personaggio saranno inoltre probabilmente contenti di assistere a un nuovo faccia a faccia tra Vader e la Dottoressa Aphra, che Pak fa furbamente incontrare in un momento in cui il Signore dei Sith è privo dei suoi poteri e ha bisogno dei suoi servigi, onde evitare la promessa e più volte rimandata esecuzione sommaria che attenderebbe l’archeologa. Sebbene Aphra sia sempre un personaggio divertente da leggere e piacevole sceneggiare, si ha un po’ la sensazione che lei e Vader ormai si siano detti tutto quello che avevano da dire, e che il nuovo faccia a faccia sia più un contentino ai fan che un’aggiunta rilevante al rapporto tra i due (considerato che, salvo sorprese, è assai probabile che sia l’ultima volta che i due si vedranno). Aphra ha anche l’effetto collaterale probabilmente involontario di ricordare ai lettori come vada gestita una ‘spalla’ poco ortodossa per Vader se messa a confronto con Ochi di Bestoon, personaggio secondario che Pak insiste per affiancare a Vader ma che risulta semplicemente urticante sia nella funzione che nella personalità.

Lato Chiaro
Le interazioni tra Vader e Sabé e tra Vader e Palpatine portano avanti, seppur con molta fatica e col contagocce, la crisi interiore che affligge il Signore dei Sith in questa fase degli eventi. Nota di merito anche ai disegni di Ienco, e tutto sommato anche rivedere Aphra è comunque un’esperienza piacevole.
Lato Oscuro
Permane la sensazione che questa fase della storia di Vader sia uno zibaldone dove passa in rassegna di tutto e di più senza una trama verticale portante chiara e discernibile, persa tra una frastornante sequenza di eventi diversissimi e spesso scollegati tra loro. E per di più ci portiamo ancora dietro Ochi di Bestoon.
Giudizio Finale
Lettura altalenante, che alterna momenti interessanti (le interazioni di cui sopra, la situazione difficile inedita che Vader deve affrontare, il ritorno in scena di Aphra) a una dose eccessiva di deviazioni, trame laterali e tentativi narrativi poco riusciti. In bilico sull’orlo della sufficienza.


